Negli ultimi anni sono emersi numerosi consigli su come pulire i reni per mantenere una buona salute dell’apparato urinario e prevenire patologie renali. Tra i suggerimenti ricorrenti, alcune fonti popolari propongono l’uso di una cosiddetta “bicamerale” o il consumo di particolari bevande per depurare i reni. Ma cosa ne pensano davvero i medici su queste pratiche e, soprattutto, quali sono le reali strategie efficaci per la salute renale?
Cosa significa realmente “pulire i reni”
Nel linguaggio comune, “pulire i reni” significa aiutare questi organi a eliminare le scorie e le tossine accumulate nel corpo. I reni svolgono costantemente questo compito come parte delle loro funzioni fisiologiche: filtrano il sangue, regolano la quantità di liquidi ed elettroliti e controllano la pressione arteriosa.
Molte persone sono però convinte che esistano rimedi o procedure che possano “detergere” i reni in profondità e ridare loro nuova vitalità o addirittura invertire danni esistenti.
La realtà clinica è diversa: per quanto riguarda la medicina basata sulle evidenze, non esistono “pozioni magiche” o pratiche fai-da-te che possano effettivamente depurare i reni se non attraverso le funzioni già svolte naturalmente da questi organi o, nei casi di insufficienza renale avanzata, con interventi specialistici come la dialisi.
La posizione della medicina ufficiale: cosa funziona davvero
Diversi specialisti in nefrologia e urologia pongono l’accento su una gestione attenta della salute renale, smentendo l’efficacia delle cosiddette “bicamerali” per la depurazione. In ambito medico, il termine “bicamerale” non è riconosciuto come una procedura terapeutica per i reni. Tali pratiche sono solitamente promosse sui social network o in siti non specializzati e non trovano conferma nella letteratura scientifica.
Secondo le linee guida internazionali, quando il rene non riesce più a eliminare adeguatamente le scorie e i liquidi, l’unico trattamento in grado di sostituirne la funzione è la dialisi, una procedura eseguita esclusivamente sotto controllo medico e quando si è in presenza di insufficienza renale grave.
Le due modalità di dialisi sono:
- Emodialisi: prevede la depurazione del sangue tramite un filtro esterno (rene artificiale), cui il sangue viene condotto e dal quale viene reinfuso, dopo essere stato purificato. La procedura dura circa 4 ore e va ripetuta più volte a settimana in ambiente ospedaliero o in centri specializzati.
- Dialisi peritoneale: consiste nell’infusione di soluzioni liquide all’interno della cavità addominale; il peritoneo funge da filtro naturale per eliminare le tossine. Può essere effettuata anche a domicilio, previa formazione da parte dello staff nefrologico.
Al di fuori di queste procedure specialistiche, l’approccio alla prevenzione delle malattie renali si basa su:
- una alimentazione equilibrata, con ridotto apporto di sale e proteine esagerate;
- un’adeguata idratazione, che dipende dallo stato di salute e dalle patologie presenti;
- il controllo di pressione arteriosa, diabete e colesterolo;
- l’evitare l’uso non necessario di farmaci nefrotossici come gli antinfiammatori non steroidei.
Leggende e consigli “fai-da-te”: tra miti e realtà
Un argomento molto discusso riguarda bevande “detergenti” come acqua e bicarbonato, infusi di erbe (basilico, zenzero, dente di leone), limone o altre “soluzioni” da bere al mattino o durante il giorno. Si legge spesso che un bicchiere d’acqua con bicarbonato possa migliorare la funzionalità dei reni. Tuttavia, questi rimedi non hanno alcun valore curativo scientificamente provato per patologie renali; anzi, l’uso scorretto di alcune sostanze può persino risultare dannoso, soprattutto nei soggetti già affetti da disfunzioni rimarchevoli.
Le erbe diuretiche o “depurative” vengono talvolta suggerite, ma la loro efficacia si limita a un lieve effetto sulla diuresi e non riguarda aspetti strutturali della salute renale. Eccessi o pratiche non controllate possono causare squilibri di elettroliti, pressione sanguigna o interazioni con terapie farmacologiche.
Per quanto concerne la dieta, alcuni studi esplorano l’efficacia di regimi alimentari particolari, come la “dieta che simula il digiuno”, che sembra promuovere la rigenerazione a livello cellulare nei reni danneggiati almeno negli animali da laboratorio, con dati preliminari positivi anche in piccoli gruppi di pazienti umani con malattia renale cronica. Tuttavia, questo tipo di approcci va sempre supervisionato da uno specialista e non può essere considerato una soluzione universale né tanto meno “casalinga”.
È fondamentale ricordare che davanti a sintomi come gonfiore persistente, stanchezza cronica, variazioni nella diuresi, perdita di appetito o pressione alta, bisogna consultare un nefrologo o il proprio medico piuttosto che affidarsi a internet o rimedi della nonna.
Strategie concrete per mantenere i reni in salute
Per assicurare un’adeguata salute renale è importante adottare abitudini comprovate e sostenibili nel tempo. Ecco i pilastri riconosciuti dai professionisti:
- Bere acqua in modo regolare, senza eccedere. La quantità deve essere adattata in base all’età, alle condizioni di salute e allo stile di vita, oltre che in presenza di patologie come lo scompenso cardiaco o l’insufficienza renale cronica dove l’assunzione va regolata dal medico.
- Seguire una dieta equilibrata: un’alimentazione ricca di verdura, frutta (ma con attenzione ai livelli di potassio in caso di malattie renali), cereali integrali e povera di cibi processati, grassi saturi e zuccheri raffinati è raccomandata.
- Mantenere peso corporeo nella norma e praticare attività fisica regolare.
- Limitare il consumo di proteine (soprattutto animali), sale e cibi industriali ricchi di conservanti.
- Non abusare di farmaci senza indicazione medica (ad esempio antinfiammatori non steroidei e integratori erboristici potenzialmente nefrotossici).
- Tenere sotto controllo malattie croniche come diabete, ipertensione arteriosa e dislipidemie.
- Non fumare e ridurre il consumo di alcolici.
Quando rivolgersi al medico
In presenza di sintomi sospetti o segni di funzione renale alterata (gonfiore, difficoltà nella minzione, urine schiumose, pressione alta inspiegata, stanchezza cronica), la diagnosi precoce è cruciale per intervenire in modo efficace.
Un consulto tempestivo con un nefrologo permetterà valutazioni ematochimiche e strumentali (esami delle urine, creatinina, ecografia renale) e la gestione personalizzata di terapie alimentari, farmacologiche o dialitiche, se necessario. I siti attendibili e le linee guida sulla dialisi sono risorse fondamentali in caso di domande sulla salute renale.
In sintesi, secondo i medici, la strategia migliore per “pulire i reni” non passa da bicamerali o metodi improvvisati, ma da prevenzione attiva, diagnosi precoce, corrette abitudini di vita e monitoraggio medico specialistico. Le pratiche non scientifiche, prive di validazione clinica, vanno evitate per non incorrere in rischi inutili che potrebbero compromettere ulteriormente il funzionamento di organi vitali come i reni.