Quando l’assegno di inclusione risulta bloccato o sospeso, la priorità è comprendere le motivazioni della sospensione e agire prontamente per riattivare il beneficio. Nella maggior parte dei casi, il provvedimento di sospensione non è definitivo e, se si interviene tempestivamente, è possibile ottenere nuovamente il pagamento senza perdere le mensilità arretrate.
Le ragioni principali del blocco dell’assegno sono riconducibili a mancato aggiornamento dell’ISEE, omissione di appuntamenti con i servizi sociali, carenze nella documentazione o inadempienze amministrative da parte del nucleo familiare. Ecco cosa fare passo per passo per risolvere la situazione.
Motivi della sospensione dell’assegno di inclusione
La sospensione dell’assegno può derivare da diversi fattori, ognuno dei quali richiede una soluzione specifica:
- Mancato aggiornamento dell’ISEE: L’INPS sospende il pagamento dell’assegno se non viene presentata la nuova DSU per il calcolo dell’ISEE dell’anno in corso. Il termine per l’aggiornamento era il 28 febbraio: chi non ha adempiuto si vede il beneficio bloccato, ma può ripristinarlo inoltrando subito la DSU aggiornata. Il pagamento riprenderà il mese successivo all’elaborazione del nuovo ISEE da parte dell’INPS.
- Appuntamenti non rispettati con i servizi sociali: Tutti i membri del nucleo beneficiario devono presentarsi al primo appuntamento con i servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD). Se non si effettua il colloquio entro tale scadenza, l’assegno viene sospeso. È necessario presentarsi appena possibile ai servizi sociali: se l’incontro risulta registrato entro il 20 del mese successivo, la ricarica potrebbe già essere sbloccata nello stesso mese.
- Requisiti non conformi o documentazione non aggiornata: La mancata presentazione del documento richiesto, errori nella domanda, o variazioni nella composizione familiare non comunicate possono provocare il blocco. Verificare lo stato della domanda accedendo al fascicolo previdenziale sul sito dell’INPS e correggere eventuali anomalie.
- Sanzioni o provvedimenti giudiziari: In caso di condanne definitive per reati previsti dalla normativa, è vietato richiedere nuovamente l’assistenza per 10 anni.
Cosa fare subito per riattivare l’assegno
La procedura per riattivare l’assegno, se risulta sospeso, è la seguente:
Verifica amministrativa
- Accedi al fascicolo previdenziale personale sul sito dell’INPS con SPID, CIE, CNS o eIDAS per verificare lo stato della domanda e identificare la causa della sospensione.
Presentazione/aggiornamento dell’ISEE
- Se il blocco è dovuto alla mancata presentazione dell’ISEE 2025, inoltra subito la DSU tramite il portale INPS, un CAF o un Istituto di Patronato. Dopo la presa in carico e l’elaborazione del nuovo ISEE, i pagamenti riprendono automaticamente dal mese successivo.
Appuntamento con i servizi sociali
- Recati direttamente ai servizi sociali per il primo incontro, anche se non hai ricevuto la convocazione. Presentandoti volontariamente e con il colloquio registrato nei sistemi, la sospensione viene rimossa e i pagamenti ripartono. Sii tempestivo: la registrazione entro il 20 del mese può portare allo sblocco della ricarica nello stesso mese.
Inosservanza patto di servizio
- Assicurati di aver firmato il patto di servizio personalizzato entro 60 giorni dalla convocazione e di sottoporre il monitoraggio ogni 90 giorni. La mancata adesione comporta la sospensione del diritto al contributo.
Correzione di errori e aggiornamento dati
- Rivedi la domanda per cogliere eventuali errori o omissioni nella documentazione. Familiari invariati non devono iscriversi nuovamente al SII.
Rinnovo della domanda e durata del beneficio
Per chi ha ricevuto l’assegno dalla mensilità di gennaio 2024 e ha percepito il diciottesimo e ultimo pagamento, è possibile ripresentare la domanda di rinnovo a partire da luglio 2025. La procedura è identica a quella della prima richiesta: tramite il portale INPS, CAF o Patronato, con le stesse credenziali digitali. La durata massima del beneficio resta di 12 mesi.
Nei casi di decadenza per condanne penali o provvedimenti giudiziari definitivi, occorre attendere 10 anni prima di poter ripresentare la richiesta. Tale limite si applica solo a chi è stato destinatario di sentenza definitiva oppure decreto di prevenzione, come stabilito dall’art.8 del decreto legge n. 48/2023.
Assistenza e supporto
Qualora si riscontrino difficoltà nella procedura di riattivazione, è fortemente consigliato rivolgersi a un CAF (Centro di Assistenza Fiscale) o a un Istituto di Patronato, che possono fornire supporto nella compilazione e nell’inoltro della domanda, nell’aggiornamento dell’ISEE e nel monitoraggio dello stato della pratica.
L’accesso diretto agli sportelli sociali del proprio Comune resta fondamentale, non soltanto per gli appuntamenti obbligatori, ma anche per ricevere informazioni su eventuali modifiche alle normative. È utile portare con sé la documentazione relativa all’ISEE, la ricevuta della prima domanda, il codice fiscale dei membri della famiglia, e l’eventuale comunicazione dell’INPS sulla sospensione.
- I nuclei familiari che non hanno variato la propria composizione rispetto alla precedente domanda non sono tenuti a iscriversi nuovamente al SII.
- Per risolvere dubbi, consulta sempre il fascicolo previdenziale oppure contatta il call center INPS.
In sintesi, chi si vede sospeso l’assegno di inclusione deve agire subito: aggiornare ISEE, presentarsi ai servizi sociali per l’appuntamento, correggere eventuali errori nella domanda, e monitorare lo stato della pratica. Con queste azioni tempestive, la riattivazione è possibile e il pagamento riprende senza perdite economiche per le mensilità arretrate bloccate.